We didn't start the fire. No, we didn't light it, but we tried to fight it.


25 giugno 2515 | Bullfinch, Almost Home

– Volete uscire mentre mi cambio, come fa Sam Hale?
Mordecai li fissa in rigorosa attesa, le dita minute e sottili strette attorno al primo bottone della camicia victorian, subito sotto il mento.
André tentenna, affilando un sorriso di radiosa innocenza mentre temporeggia, sul punto di dire che
 

– No. - la voce di Renee, che ha smesso di spalmare la mano fra le orecchie di Anchorage per trafiggerlo con uno sguardo allarmato, spezza il fiume delle sue indolenti considerazioni. 
– No, cioè, sì, sì! Sì … vogliamo uscire. Vero, Andre? Usciamo.
L'ultima esortazione ha il tono fermo, unto di panico, di un ordine supplichevole. André si stringe nelle spalle e tira su col naso, annuendo.
 

– …aye, ça va. Certo che usciamo.
Piroetta mollemente su se stesso e si ritrova all'esterno della cabina, spalle alla porta e spalla a spalla con Bolivar, che si strofina i capelli nervosamente e spinge lo sguardo su e giù per il corridoio come se si aspettasse di veder sbucare un intero reggimento di fanteria alleata da dietro l'angolo.
No; probabilmente, trovarsi faccia a faccia con qualche centinaio di marines non gli metterebbe tutta questa inquietudine addosso.

– Non si sveglierà. - commenta André, docile, pescando la sigaretta incastrata sopra l'orecchio. Contrae le sopracciglia slavate, incassando l'eco delle voci di Wright e Bolton che si affastellano l'una sull'altra, riecheggiando dalla testa della nave qualche sconclusionato canto di guerra. - …well, non per causa nostra.
Renee arrossisce, nella penombra, e si gratta la nuca mentre sbircia perplesso in direzione della plancia.
– …fanculo, Andre, tu dormi dal lato del muro.
Gli occhi blu e risoluti scivolano sulla punta della cicca, li spalanca limpidamente.

– Non vorrai … non vorrai fumarla adesso.
André cede alla tentazione di stirarsi sulla bocca un ghigno squilibrato, godendosi il lampo di panico risoluto sul fondo delle sue pupille, prima di scuotere docilmente la testa biondiccia.

– Nay, fratello, non la fumo adesso. - si lecca le labbra, rigirando la sigaretta fra le dita a tempo perso. - Comunque perché devo dormirci io, vicino al muro?
Renee solleva le sopracciglia spesse, boccheggiando in cerca di parole che gli sfuggono.

– …lo sai, perché.
André raccoglie l'allusione a bocca aperta, rifilandogli un'occhiata stupefatta. Prima che possa dire nulla, o sfogare la risata che rimbomba stretta nelle pupille, tre colpi secchi alla porta annunciano loro che sono stati riammessi al cospetto del minuscolo medico di Spartaca.

– Sorella, giuro solennemente di non attentare alla tua virtù durante la notte. - la informa André, a bruciapelo, mentre s'infila per primo all'interno del bunk, accolto da occhi azzurri come una lastra di ghiaccio e altrettanto privi di comprensione.
– Naturalmente no, André Vandoosler. Anchorage ti sbranerebbe. - il dobermann, accoccolato ai piedi della branda di Renee, solleva il muso e scopre i denti in un ghigno canino. - Questo non è uno scherzo.
Mordecai si volta, torna verso il letto, mentre Bolivar e Vandoosler si ammucchiano a sedere sul bordo dell'altro. In tshirt sdrucita e boxer, il 'tracker sbircia il pantalone lungo del pigiama del pistolero di Blackrock con un mezzo ghigno indolente.

– André Vandoosler. - la voce di Mordecai, che si è seduta a gambe incrociate sulla coperta come una bambina (o la miniatura di un efferato generale), lo spinge a cercarla con uno scatto leggero del mento. - Ti piace la morfina?
Sente Renee boccheggiare e, per un attimo, schiude anche lui le labbra come un beota. Impiega quei due, tre secondi a contestualizzare la domanda. Mastica un mezzo sorriso, schiccherando la sigaretta rimasta spenta sul comodino.

– Mi piace la morfina, ma non è la risposta che stai cercando.
Il sorriso aleggia per un istante, sulla bocca della spartiana; poi sparisce.

– La ri … sposta? - Renee è tornato a strofinarsi la nuca, alternando lo sguardo smarrito e vivido fra il medico e il pistolero.
– Renee Bolivar, André Vandoosler mi ha sfidato a indovinare cos'è che gli piace e si trova all'interno della sickbay. Sono molto brava con gli indovinelli.
André torce repentinamente il muso, inchiodando lo sguardo di Bolivar con un lampo tronfio e luminoso degli occhi neri.

– André Vandoosler, ti piacciono i batuffoli di cotone?
Mordecai Adler, impassibile, fissa i due uomini che scoppiano a ridere all'unisono, afflosciandosi uno addosso all'altro sul materasso, con lo stesso cipiglio altero e stranito di Helena, il falco lupo appollaiato sulla canna del dragoon fissato sopra la testiera del letto.


Durante la notte André si sveglia, strappato alle tinte iridescenti della coda di una sirena di Whitmon dall'urgenza frenetica, silenziosa, di una necessità che ha deliberatamente ignorato per tutta la serata. Deglutisce, aprendo gli occhi sulle spalle di Bolivar che gli stanno a un soffio dalla punta del naso, scoprendosi attorcigliato al lenzuolo mentre il sollevarsi lento, regolare, della schiena del compagno di letto gli rivela che dev'essere addormentato.
Con la cautela di una volpe che sguscia nel pollaio, in silenzio, scolla la guancia dall'angolo del cuscino (Renee se l'è rubato quasi tutto) e pianta una mano sul materasso per drizzarsi a sedere. Gli occhi impiegano poco a sfuggire agli scampoli del sonno, abituandosi alla penombra cupa della cabina: distingue la sagoma affilata di Mordecai, immobile sotto le coperte, e i due grumi neri e attorcigliati sul pavimento che sono Thiago e Anchorage.
Valuta in silenzio l'ipotesi di sgusciare fuori da letto e trascinarsi da qualche parte, attraverso la nave silenziosa, per mettere a tacere i tuoni che gli rimbombano nel sangue, e sfrega la lingua sulle labbra, piegando le gambe con cautela per districarle dalle pieghe del lenzuolo. Poi, alla periferia dello sguardo, coglie un bagliore limpido nel buio e, torcendo il collo con uno scatto brutale, incrocia l'occhiata torva, penetrante, del falco che svetta sul fucile automatico.
Rabbrividisce, ingoiando i battiti del cuore schizzati in gola, e sostiene l'invadenza limpida e implacabile degli occhi del rapace senza riuscire a muoversi.
Bolivar si rigira, strusciandogli contro il fianco, e sospira nel sonno, madido nel caldo infernale che due corpi troppo ingombranti sono riusciti a produrre in quello spazio ridotto.
André solleva una mano, sfregando il viso sudato, iniettando le dita lunghe e segnate fra i capelli.
Torna ad accasciarsi sul materasso, respira a fondo l'odore di uomini e bestie ammassati nella stessa, minuscola cabina. Mastica il labbro inferiore, stropicciando un sorriso esasperato.
Dopotutto non vorrebbe trovarsi da nessun'altra parte, adesso.