Oh, if you would and you could come blow your horn on high.


Messaggio ricevuto da Mordecai il giorno 31 Ottobre 2013 alle 17:55
Missiva zona off-cortex

[Missiva zona off-cortex, trasportata tramite il sistema di posta militare]

André Vandoosler.
Sono molto viva, e integra. Siamo settantasei virgola sette miglia a nord di Hansburgh, e nel campo ci sono duecentotredici feriti al momento. Spero che anche tu sia molto vivo ed integro. E anche Moloko. E anche gli altri.
La guerra è molto faticosa perché bisogna ricucire molto e fare finta che andrà tutto bene per calmare qualcuno che sta per morire. Sarebbe molto più facile se tutto andasse al contrario. Se i proiettili richiudessero la pelle invece di aprirla.
Fai molta attenzione, perchè le cose non vanno al contrario e di solito i proiettili aprono la pelle. E anche quello che c'è sotto.

Mordecai Adler
Medico di bordo
Temporaneamente, 7th Array di Polaris

This road goes on and on.


23 ottobre 2515 | Bullfinch

Un buio così nero e uniforme André non ricorda di averlo mai visto prima. Si estende senza profondità, non ha dimensioni, non ci si può muovere dentro. Da qualche parte, dietro il buio senza direzioni, c'è un cuore che pulsa arrancando, esausto, e fa tremare le pareti inconsistenti dell'oscurità. È questo terremoto distante e inafferrabile, forse, a spaccare la superficie omogenea del nero lungo una crepa sottile di luce, frastagliata come il ramo di un albero fotografato in negativo contro il cielo.
André impiega un tempo indefinito a rendersene conto, ma conosce ogni segmento irregolare di quella crepa. È una cicatrice.
Ne ha vista una identica percorrere la nuca di Mordecai, sotto il tappeto biondo dei capelli rasati.
Vorrebbe sfiorarla con le dita, ma non riesce a muoversi.
Non è nemmeno sicuro, in tutta franchezza, di avere ancora delle dita, ma a un tratto il nero si rovescia, ribaltando l'assenza omogenea di punti di riferimento. Si squassa, sciabordando da una parete all'altra del suo cranio. Il cuore sepolto nel buio ha un'impennata, rimbomba, poi si affievolisce.
I lembi della cicatrice si schiudono lentamente, luminosi nell'oscurità, riaprendo una ferita di luce sempre più profonda, sempre più vicina.
“Se di colpo vi trovate al buio dentro a un tunnel, e se vedete una luce... non seguitela.”
Il timbro della voce è familiare, nonostante il crepitare sconnesso della frequenza cortex, e il non riuscire a ricordare da dove venga lo spinge a fondo in un'angoscia pastosa.
“Prova a crepare e ti ammazzo.”
A una voce si accavalla l'altra, che è più concreta e, allo stesso tempo, più distante. André vorrebbe ridere, non sa perché, ma non è sicuro di avere i polmoni, o una bocca per farlo. La ferita pulsa di luce bianca, cresce a dismisura, bruciando le distanze inesistenti come una bocca affamata, finché nel fondo della sua gola di luce si srotola una lingua di prato. Guance d'alberi.
Il cuore batte sotto l'erba fresca della radura e un bambino biondo, che avrà sui tre anni, strappa margherite con enfasi gloriosa per allungarle fra le dita bianche, infinitamente affusolate, della ragazza bruna accovacciata al suo fianco.
Costanza intreccia una ghirlanda di corolle bianche e gliela posa sui capelli d'oro.
“La corona del principe Patrice.”
Poi solleva il viso ovale, strattonando il mento per spingere addosso ad André due occhi azzurri e stupefatti. Rimane interdetta a lungo, come stentasse a riconoscerlo. Poi sorride in una maniera che lo squaglia dentro.
“Sei arrivato presto, Andre... - gli angoli della bocca vacillano, ma gli occhi trasparenti sono fermi e lo passano da parte a parte. - Non ti aspettavamo, corazon.”
Prova a parlare, ma ha la gola piena di lava fusa.
Patrice non lo guarda, continua a strappare margherite bianche, gialle. Crochi gialli.
Costanza scrolla la testa, allontanando dal viso una lunga ciocca scura in punta di dita. Deglutisce, stringendo le labbra, poi sorride.
“Non importa, vale? Oggi o domani, il tempo qui non conta niente.”
Non sembra proprio felice di vederlo.
“...il Signore non ha nessuna voglia di vedere le vostre facce prima del tempo.”
A ricordarglielo è la stessa voce che filtrava dal cortex, e adesso proviene dall'adolescente bruno che gioca con suo figlio, accomodandoselo con noncuranza sul ginocchio e tenendogli le mani minuscole nelle proprie troppo grandi. Ha occhi verdi ed enormi dal taglio quasi a mandorla, e André ricorda di averlo visto esplodere in mille brandelli di carne.
Jonatha Davenport incrocia le gambe sul prato e si stringe nelle spalle, mastica un sorriso sghembo mentre la luce si restringe, inghiottita dal buio.
“Non hai ancora finito di soffrire.”

La testa di André rimbalza contro la schiena larga di Renee assieme al mauler che sferraglia, tra le scapole, per ogni passo energico, sporco di urgenza viva, mosso attraverso la giungla invischiata di notte. Il marrone dei coats sovrapposti si tinge di rosso dove il perforante ha passato il costato da parte a parte. Bolivar quasi non sente, fra i sussulti indelicati dei muscoli, la contrazione che investe l'addome e le spalle del 'tracker, rovesciandogli fuori dalla bocca un gorgoglio pastoso e una boccata di sangue.
Qualcosa gli dice, tra pelle e cuore, che Vandoosler sta cercando disperatamente di respirare.
Sorride, accelerando a testa bassa.






But the sunrise we'll see,
but the sunrise we'll see again.

I get by with a little help from my friends.


Messaggio ricevuto da Moloko il giorno 11 Ottobre 2013 alle 03:46
On:cortex

[Andrè riceve allegata al messaggio una foto di risoluzione mediocre, di quelle possibili per un pad di qualità media. La foto è presa dall'alto in basso, un po' mossa, ma abbastanza nitida grazie alle luci al neon della stiva della Almost Home. La foto raffigura in primo piano Bolivar, Moloko (che tiene in mano l'obiettivo) e, al centro, Jack the Goose, tutti e stre sul pavimento. O meglio, l'oca è sotto il braccio destro di Renee, come un sacco di patate, ed ha un'aria piuttosto spiumata. Al collo ha diversi anelli, di rame, reperiti chi sa dove, la cui ragione di esistere potrebbe risultare oscura; Renee, in parallelo, fa una faccia a metà tra il perplesso, il contrito e il divertito, a bocca mezza lente (tanto per cambiare), con qualche piuma in mezzo ai capelli. Naturalmente non guarda in macchina, perchè non capisce bene cosa deve fare (ed è chiarissimo dall'espressione). Cortes, invece, tiene la gola dell'animale (l'oca, non Bolivar) con la sinistra, muso affiancato al suo, in un'aria di trionfante conquista; se non fosse che anche lei è a bocca non lente, ma proprio aperta, perchè deve avercalibrato male lo scatto tempisticamente]
...
[a intervalli irregolari (ma frequenti), Andrè riceverà foto completamente decontestualizzate di oggetti a caso. Sedie. Bottiglie. Pezzi di Almost Home. Scarpe. Occhi chiusi di Bolivar. Mezzo sorriso di Cortes. Il buio. eccetera]

Now that she's back in the atmosphere with drops of Jupiter in her hair.


1 ottobre 2515 | Bullfinch

Sotto i letti della cabina 9d si sta come nelle tane delle volpi.

André ci pensa sdraiato sul tetto nero della Lazarus, lucidato dalla pioggia che gli inzacchera le ossa mischiando pelle e vestiti sotto la cortina di nuvole viola. Mastica il filtro di una sigaretta spenta, piegata dall'acqua, invischiato nei brividi di freddo che gli mordono le braccia e scacciano in un angolo la nausea. Cento schiavi-soldato che avranno l'età di Philip gli passano in formazione sul retro delle palpebre, con le loro divise nere, se si azzarda ad abbassarle. Se con gli occhi della mente si allontana, le divise nere si mischiano e perdono definizione, allungandosi nei tatuaggi da teschio di Cristobal e spingendogli un brivido caldo giù per le vertebre.
Cento schiavi-soldato che avranno l'età di Ezra, e la stessa apparenza inviolabile – è questa somiglianza, del resto, a coagulargli nello stomaco la certezza che non esistano macchine di morte, ma solo ragazzi che qualcuno ha voluto rendere molto soli.
Nulla rattrappisce l'anima di un uomo come l'assenza di scelte.
André sputa via la cicca fradicia e tira giù la nuca, appoggiando la testa contro il metallo. Allarga le braccia, premendo il dorso delle mani sul guscio umido del brigade nato due volte e respirando i sogni del motore spento, del core pulsante di radiazioni addormentate.
Gli occhi di Cristobal sono pieni di scelte, della paura di sbagliarle tutte, dell'ostinazione necessaria ad operarle una per una. L'inerzia non è davvero fatta per l'uomo che ha ossa e muscoli sotto gli occhi di tutti, ma nessuno sa che sapore abbia la pelle sotto quelle ossa.
A bocca aperta, leccandosi le labbra, André raccoglie il gusto fresco della pioggia e mastica lo stesso sorriso con cui si è infilato nel letto di Mordecai dopo il matrimonio di Bolton, mentre Moloko dormiva, per massaggiarsi le costole indolenzite dall'insistenza impietosa del gomito di Cortes e affondare il muso nel cuscino, immaginando un corpo caldo e ossa sporgenti che lo flagellassero nel sonno.
Nel sonno, intanto, si impastano gli schiavi bambini di Clackline, gli spigoli di Mordecai e i serpenti d'inchiostro sul collo di Cristobal, pestati insieme dal martellare ipnotico della pioggia.


Mentre il cielo esplode di rosso e le batterie laser balenano dietro le nuvole, sul tetto della Lazarus si sta come sopra a un cuore d'acciaio.




Tell me, did you sail across the sun?
Did you make it to the milky way, to see the lights all faded
and that Heaven is overrated?

But tell me, did you fall for a shooting star?
One without a permanent scar,
and did you miss me while you were looking for yourself out there?