If we make it we can all sit back and laugh --


28 settembre 2510 | Hera

– Dicono che accendere tre sigarette con lo stesso cerino porti sfiga.
Kirill allunga il fiammifero e André piega la testa incontro alla fiamma labile, parzialmente nascosta dalla mano che ha sollevato per impedire al vento di spegnerla.
– Porta sfiga per il terzo che si becca una pallottola. - commenta, macerando nei polmoni il fumo ingoiato con le prime boccate.
Kirill solleva le spalle svogliatamente poggiate al muro.
– Well, noi siamo in due.
Agita il cerino e lo getta nell'erba, recuperando dalle dita lunghe dell'altro la cicca che trattiene a rovescio, accuratamente celata nel palmo bruciacchiato. Hanno imparato tutti a fumare al contrario, nelle trincee, e adesso fare la guardia a quell'avamposto cadente, nient'altro che una vecchia fattoria abbandonata in mezzo alla campagna, è quasi rilassante se si riesce a ignorare il brillio delle bombe che rischiarano la foschia, in lontananza, portandosi dietro l'eco delle esplosioni.
Tre giorni di calma piatta sono bastati a rilassare i nervi di tutti, malgrado le brutte notizie arrivate da Shadetrack e Shije assieme ai pochi sopravvissuti. Kirill ha saputo della moglie e del figlio di Vandoosler, e non parlarne gli sembra la miglior forma di cordoglio.
– Serenity Valley. - André assapora quel nome mentre passa una mano sul viso, assicurandosi con l'altra che il Mauler sia al suo posto, appoggiato al muretto sbreccato come lo sono i due soldati di ronda. - Gerwell ha detto che ci muoviamo tra un paio di giorni.
– Serenity Valley suona bene.
– Mmh.
André allunga le dita e Kirill gli restituisce la sigaretta. Hanno cominciato a smezzarle da che i rifornimenti si sono fatti più radi, quelli del tabacco come quelli di armi e munizioni.
Si accorge degli occhi neri arenati sui monconi delle ultime falangi della mano sinistra, troncate di netto alla base. Vandoosler, colto sul fatto, stropiccia sul filtro un sorriso sghembo.
– Jonatha dice che te le sei fatte saltare maneggiando del Semtex.
Kirill Edwards si lecca le labbra, stropicciando un sorriso volpino. Ha gli occhi più azzurri che André abbia mai visto, e un sorriso da faina che lo rende affascinante malgrado la menomazione.
– Gawain, che è stata una ragazza di Bullfinch. - il ragazzo continua, divertito. Non insinua nulla; si limita a cercare Kirill in tralice, accanto a sé, tra una disamina e l'altra del perimetro immerso nel buio.
– In realtà, - Kirill sospira, riprendendosi la sigaretta. - è stata mia sorella. Aveva sei anni, le stavo insegnando a lanciare i coltelli.
André tira su col naso.
– Bullshit.
Kirill gli propina un altro mezzo sorriso maliardo. Poi rovescia la testa contro il muretto sbreccato, cavandosi un sospiro indolente.
– Serenity Valley. - ripete a occhi chiusi - Poi, forse, la guerra sarà finita.
Peut-être.
Thafuck?
– …forse.

Kirill apre un occhio, sbirciando il profilo asciutto di André al lume della brace.
– Dopo che farai, torni a casa?
Realizza troppo tardi che
– Non credo di avere una casa dove tornare. - André si stringe nelle spalle, succhiando il labbro inferiore mentre soffia il fumo attraverso il naso e gli restituisce, alla cieca, il mozzicone acceso. Le dita ruvide e intirizzite si sfiorano, per caso, nel silenzio.
– …e tu, Duedita?
Gli occhi neri e spezzati di André Vandoosler non impediscono al suo sorriso sardonico di essere luminoso.
Kirill socchiude gli occhi azzurri, affilando la linea eternamente sghemba delle labbra carnose.
– Comprerò una nave. - rivela, sollevando un'occhiata rampante contro il cielo nero di polveri e cenere. - Jenny La Rossa, classe Avenger.
Torce il collo, spingendo in faccia al compare uno sguardo astuto.
– Mi ci vedi a fare il pirata a spasso per il 'Verse, Vandoosler?
André gorgoglia una risata, sfregando pigramente la lingua tra le labbra.
– Con una ciurma di femmine.
Incassa lo spintone, che quasi lo rovescia di lato, e si raddrizza massaggiandosi la spalla con un mezzo ghigno.
– Una ciurma di femmine. - ripete Kirill, un po' sardonico, un po' affascinato. - Magari.
Sfrega la punta del mozzicone sulle pietre del muretto e schicchera il resto fra i cespugli.
– Serenity Valley. - schiocca la lingua sul palato.

– Suona bene.

And you spin in the slipstream -- timeless -- unreasoning -- paddle right out of the mess.


20 settembre 2510 | Hera

Jonatha siede su una pila di casse e dondola ritmicamente la schiena contro il muro un tempo bianco, corroso da chiazze d'umidità grigiastra, masticandosi la lingua in silenzio. Nel rifugio fa un freddo fottuto, ma la campagna devastata tutto intorno è piuttosto silenziosa. Sul banco di marmo sbreccato è riversa la carcassa sanguinolenta di un vitello, Gawain separa la poca carne della bestia smagrita in succulente bistecche per la truppa affamata: il machete che spezza le ossa è l'unico suono secco, chirurgico, che fa da contrappunto al frastuono proveniente dalla porta chiusa che dà sulla camera attigua.
Jonatha è nervoso, ma l'occhiata affilata di Gawain lo congela sul posto quando fa per alzarsi all'ennesimo grido ovattato che scavalca il legno marcio, seguito da un tonfo secco.
– Saranno due ore. - si lagna, asciutto, stringendo le labbra in una linea sbiadita.
– Mezz'ora, al massimo. Non entrare.
Gawain ha sempre quel modo telegrafico, brutale, di comunicare. L'accento di Bullfinch, poi, non aiuta. Torna ad affettare il vitello dopo aver tirato seccamente su col naso e Jonatha piega una smorfia, aprendo e chiudendo le dita nel tentativo, vano, di placare i morsi della tensione.
Il colpo di pistola ha l'effetto mistico di catapultare all'unisono l'attenzione di entrambi sulla porta chiusa.
– Fuck. - Jonatha salta giù dalla cassa e allunga un passo verso il battente.
A frenarlo è lo scalpicciare di passi precipitosi lungo il corridoio: si volta giusto in tempo per adocchiare il viso pallido e trafelato di Gerwell che fa capolino attraverso la porta. L'ufficiale si appende al battente ed alterna un'occhiata fulminea, gelida di terrore controllato, fra i due soldati.
– Cristo, che cazzo succede?
Gawain addita la porta chiusa con la punta del machete.
– Notizie dal fronte di Shadetrack …
Gerwell si tende, contraendo l'espressione in una smorfia di dignitoso cordoglio. Hanno saputo tutti del bombardamento che ha raso al suolo Sweet Waters.
Dall'interno della stanza chiusa, improvvisamente silenziosa dopo l'eco dello sparo, proviene un boato di vetri rotti.
– Affanculo, io entro. - Jonatha non aspetta una reazione di Gerwell, ma quando un primo impatto gli fa esplodere di dolore la spalla, rispendendolo indietro di un paio di passi, se lo ritrova affianco.
– Lascia fare.
L'ufficiale non ha bisogno di rincorsa, il calcio che sferra di piatto alla serratura ne fa saltare il meccanismo arrugginito con uno schiocco secco, spalancando i battenti.
André se ne sta spalmato contro la parete di fronte, non lontano dai resti della finestra sfondata.
Mentre Jonatha, esitante, scavalca una dispensa rovesciata e allunga qualche passo incontro al compagno, Gerwell adocchia il revolver che ha colpito il vetro e poi, invece di volare fuori, è ricaduto sul pavimento in mezzo alle grosse schegge trasparenti.
– André … - la voce di Jonatha suona bassa, esitante.
André gli pianta addosso uno sguardo svuotato di tutta la rabbia che l'ha spinto, finora, a demolire la stanza. Ha le nocche lacerate, piene di sangue, e ne ha lasciato l'impronta rossa su diverse porzioni delle pareti umide.
– Vandoosler.
Il richiamo di Gerwell ha l'effetto potente d'indurre il soldato a scollarsi dalla bocca il sorriso stupido, immotivatamente provocatorio, che stava rifilando al più giovane.
L'ufficiale sospira, stringe le labbra sottili lungo una linea tirata che le fa quasi sparire. Alto quasi due metri, sovrastare la gran parte dei suoi uomini non gli costa troppa fatica, sebbene sia piuttosto magro. Quando il palmo della sua mano impatta contro la guancia di André lo schiocco è secco e brutale, lo costringe a voltare la testa come una marionetta.
– Potevi attirare l'attenzione di chiunque nel fottuto perimetro. - gli ringhia addosso, con una rabbia che va oltre le parole. Gli occhi azzurri, quasi trasparenti, palpitano in quelli neri del ragazzo che, tirando su col naso, solleva una mano sanguinolenta per strofinarsi la faccia rigata di lacrime.
– Aye, sir.
Jonatha digrigna i denti e scarica su Gerwell un'occhiata belligerante, densa dell'odio altruista di cui solo gli adolescenti sono capaci.
– Signore, Vandoosler non--
– Davenport, va' ad aiutare Gawain con la carne.
Il guastatore raccoglie un bolo di saliva da sputare ai piedi dell'ufficiale, ma se lo tiene in bocca e lo inghiotte a fatica. Annuisce e si volta, evitando di calpestare i resti della finestra mentre torna in "cucina".
Gerwell lo segue con un'occhiata stanca.
– Stai bene? - lo mormora piano, con un'inflessione confidenziale che si concede raramente.
André tira su col naso, si guarda le mani.
– Mi servirà del disinfettante, mon capitaine.
– Non intendevo … - gli basta sollevare un'occhiata sull'espressione esausta del proprio uomo per decidere di troncare sul nascere ogni obiezione. Annuisce.
– Va' da Sun. Se ha finito con i feriti gravi ti darà un'occhiata.
– Merci.
André si allontana e Gerwell prende il suo posto con le spalle al muro. Lo sente biascicare una battuta sconcia, che fa ridere Gawain e indignare Jonatha, mentre trova il foro del proiettile non lontano dallo stipite della porta.
Si scrosta dall'intonaco cadente e recupera il revolver abbandonato a terra. Il peso di tutti i morti del 'Rim sulla punta delle dita.