Nice day for a white wedding.


29 settembre 2515 | Bullfinch

– Bolton è un gran pezzo di figo con quel vestito addosso.
Moloko bisbiglia concitatamente, tutta sporta verso di lui sulla panca della chiesa. André se la sente fiatare contro l'orecchio mentre rovescia gli occhi luccicanti sull'altare, oscillando con aria trasognata fra il pilota orbo e la ragazza stretta nelle trine dell'abito bianco.
– Anche la sua signora non è… ma… le.
Trascina la conclusione, slittando meccanicamente le pupille fino al testimone dello sposo. Wright non può averlo sentito, ma il 'tracker ha comunque l'impressione, quando l'ufficiale lo guarda, che un punteruolo da ghiaccio gli stia grattando le vertebre. Mastica un sorriso dolciastro, platealmente innocente e vagamente allucinato.
Moloko sgrana gli occhi e scuote il caschetto biondo, mandando all'aria il paio d'ore che Jack ha impiegato a darle un aspetto dignitoso.
– Te la sei fatta?
– Putain? …no.
La 'leafer lo strattona per il colletto della camicia buona.
– Cristo, te la sei fatta.
– Dieu, no! …quale parte di 'enne, o' non ti è chiara?
Allarga le palpebre, scaricandole in faccia il nero degli occhi stupefatti, esasperati dai passi della Bibbia (è il terzo? Il quarto?) su cui il reverendo continua ad attardarsi, e dalla maniera in cui Moloko minaccia di scucirgli il bavero: ha spinto il naso contro la sua guancia, colandogli un brivido lungo la schiena quando gli preme la bocca sopra l'orecchio.
– Sei sicuro?
– Putain… - scuote la testa ispida, precariamente ordinata, annaspando in cerca d'aria con una smorfia sopraffatta. - Mortalmente.
Cortes gli schiocca un bacio sulla guancia e lo lascia andare.
Sembra che il prete si sia deciso ad arrivare al sodo.

Trying not to be sick again and holding on for tomorrow.



Messaggio ricevuto da Moloko il giorno 18 Settembre 2013 alle 19:22
[Ammaccato tra le lenzuola c'è una scatola di legno con delle incisioni, serpenti sottili, graffiate da un coltello impreciso. L'interno è completamente vuoto, a guardare bene c'è un foglietto macchiato da una scrittura marcata. Avrai la strana sensazione che la fretta usata per scrivere e nascondere l'oggetto siano in qualche modo correlate a un robusto panico]

Finché il vento soffierà, tu divamperai. E' questo il problema.

[ nessuna traccia di firma se non l'impronta del fango]





Then Susan comes into the room,
she's a naughty girl with a lovely smile,
says 'let's take a drive to Primrose Hill,
it's windy there and the view's so nice.
London ice can freeze your toes
like anyone I suppose,
I'm holding on for tomorrow …'

And how can I new again what rusts every time it rains?


17 settembre 2515 | Greenfield

Ogni calcio esplode nel fianco come una fucilata, ora che è ridotto carponi nel fango, e il terzo bacio dato in punta di stivale è quel che gli ci vuole per schiantarsi contro il muro posteriore del saloon.
You filthy dog. Ti è passata la voglia di ridere, ah.
Un grumo vischioso di saliva si mescola, sulla sua guancia, alle gocce di pioggia che diluiscono il sangue colato dal naso, fra le labbra, fin dentro lo stomaco. André non è sicuro di avere qualcosa di rotto, ma non è nemmeno sicuro che gli sia rimasto niente di intatto.
Chiedere a Jimmy Coleridge se non volesse anche lui la sua dose, dopo avergli scopato la moglie, non è stata un'idea brillante. Ma è giusto così, il dolore lava via l'angoscia dal cervello.
Persino la nausea è solo un'eco distante, sepolta sotto il pulsare della carne tumefatta.
Enough, Jimmy, così ci resta secco.
L'aria è satura di pioggia scrosciante e del vociare ovattato di troppe voci.
– … non ne vale la pena. Guarda come striscia, Jimbo, questo non si rialza più.
Tra le palpebre socchiuse, André riesce a malapena a distinguere il grumo di segmenti sfocati che è il viso dell'uomo piegato sopra di lui, e a malapena ne avverte la presa sui capelli quando lo costringe a rovesciare il muso verso l'alto. Gli piove in faccia un altro bolo di catarro prima che possa tornare ad afflosciarsi indisturbato, ingoiando confusamente il suono dei passi che si trascinano nel fango morbido e freddo che lo tiene invischiato a terra.
Sputa una gragnola di colpi di tosse, che rimbombano dolorosamente fra costato e mandibole, e si trascina lentamente carponi.
Sessantadue ore, approssimativamente, allo scadere dell'obbligo di firma.
Circa quante, trecentoventi? Trecentocinquanta, per arrivare su Hall Point e procurarsi una dose che squagli via le bocche che lo mangiano da dentro. Ha disastrosamente perso il conto dei giorni d'astinenza, e ha scoperto che il sesso non è un palliativo sufficiente. Non quanto il dolore, e la testa gli fa così male che quasi non riesce a ricordare perché fosse tanto angosciato, la notte scorsa. Il cadavere ghignante in riva al fiume, un'altra delle migliaia di vite non salvate che gli spappolano il cuore. Sputa via il molare che ha rischiato d'ingoiare, addossando le scapole al muro e rovesciando indietro la nuca, un grumo di carne palpitante, per sbirciare le nuvole gravide oltre il cornicione delle case.
– Io questa cosa non la posso fare, Jack.
Chiude gli occhi.
Quant'erano, trecentoquaranta ore?






If we could learn how to freeze ourselves alive
we could learn to leave these burdens to burn.

Sometimes it's like someone took a knife, baby edgy and dull, and cut a six-inch valley through the middle of my soul.


4 settembre 2515 | Greenfield

– Sai cos'è l'orizzonte degli eventi?
– … quello che succede in un buco nero?
– È un limite oltre il quale la velocità di fuga è pari a quella della luce. La velocità di fuga è ciò che occorre per sfuggire all'attrazione gravitazionale di un corpo celeste. Sai cos'è più veloce della luce? Niente.

Il sole bombarda le palpebre e le tinge di un rosso palpitante, pungolando la coscienza fuori dalle ossa come l'erba ispida gli punge la guancia spalmata di terriccio. Al primo lampo bianco si accoda il tremore sfocato del paesaggio investito dagli albori del giorno, rilucente di un alone immacolato che gli fa contrarre dolorosamente le ciglia.
André si tira a sedere contro la staccionata, stropicciando le palpebre col palmo delle mani, e spinge le dita fra i capelli nel tentativo vano di riordinare i pensieri assieme alle ciocche umidicce di rugiada.

– Concludiamo così che nulla di ciò che vi capita all'interno riesca poi ad uscirne, e che l'orizzonte degli eventi può essere attraversato in un unico senso - a causa della tremenda forza gravitazionale che rende tale azione irreversibile.

(Il biondo slavato dei capelli di Ezra è lo stesso della testa di Mordecai, bianco come il fosforo, abbacinante come un prato di stelle; lampeggia nel buio, infiammato dall'alone opalescente delle luci della festa che solleticano la nuca di André, splendendo e crepitando alle sue spalle nell'eco turbinosa dell'ennesima quadriglia.)

– Il buco nero è al suo centro.

Il recinto erboso è deserto, André riesce quasi ad avvertire la pressione di tutto quel vuoto sulla pelle salata di sudore asciutto che gli brucia sulla carne. Infilando una mano sotto la tshirt bianca, sgualcita e striata d'erba, scopre sotto le dita il solco lungo delle unghie che hanno scavato la pelle a fondo, come se volessero raschiare via il Sacro Cuore che arde d'inchiostro sul suo sterno.
Molla la nuca contro lo steccato, serra le palpebre incontro al sole e mastica un sorriso che ha il sapore dolciastro e stucchevole del liquore stantio.

– L'intensità della trazione è tale da distorcere la luce, fino a farla sparire una volta attraversato l'orizzonte. Questo significa anche che nulla di ciò che precipita al suo interno può essere osservato.

(Il mercurio fonde a temperatura ambiente, ma il calore lo fa gonfiare e tracimare dentro l'orlo di pupille dilatate oltre misura, nere e senza fondo come buchi neri. La bocca di Ezra è una fornace, morbida e urticante come i tentacoli di una medusa, la sua pelle un campo minato di esplosioni sotterranee; nel suo ventre fiorisce e si spalanca la bocca incandescente di un vulcano. È una sensazione familiare, quella di sprofondare e squagliarsi nella lava, che gli spinge il cuore sotto i denti quando serra la mandibola e lo sente colare il proprio ripieno liquido giù per la gola, caldo come il magma.)

– Una volta oltrepassato, non si può più tornare indietro. È per questo che nessuno ha idea di che cosa ci sia, e che cosa avvenga, dentro un buco nero.

Il palmo ruvido e bollente delle mani gli scrosta dal viso mal rasato i residui del sonno e l'intorpidimento dal cervello. Risollevare le ciglia è un'operazione che richiede cautela, qualche fremito delle palpebre e una manciata d'ostinazione per affrontare l'azzurro violento del cielo terso.
Tira su col naso, schiudendo gli occhi neri incontro al miracolo accecante del sole, mordendo i bagliori di luce bianca nel sorriso ebbro e stropicciato che gli cola fra le labbra.
Il cuore si gonfia dentro il petto ed esplode nel gorgoglio scrosciante di una risata arresa.

– Se potessi scegliere come morire, mi piacerebbe venire gettato al di là dell'orizzonte degli eventi. Sparire mentre le forze di marea dilaniano il mio corpo.