They say the sky high above Is Caribbean blue.


17 luglio 2515 | Bullfinch

Il sole alto li ha fatti sudare come animali mentre scavavano la buca. Sei piedi di terra smossa a colpi di pala, sotto la canicola di Timisoara, e Bolivar sembra a malapena indolenzito dallo sforzo.
André ansima con i polmoni in fiamme, grasse gocce di sudore colate lungo la linea del naso e sotto il tessuto bianco della tshirt impolverata, assottigliata dall'usura e fastidiosamente incollata alla carne. Calare la bara nel fosso, con le mani umide che scivolavano sulle corde, è stata l'impresa più difficile che ricordi di aver compiuto da ventinove anni a questa parte. Adesso si spalma quelle stesse mani contro il viso, strofinando la pelle scottata dal sole e iniettando le dita fra i capelli umidi per trascinarli indietro, lontano dalla fronte.

Scusa, fratello. - biascica, a mezza bocca, adocchiando in tralice la lapide sbreccata e senza nome su cui ha appoggiato la vanga.
Arretra di due, tre passi, torcendo il muso in cerca degli occhi blu di Bolivar, che soppesano la buca di terra con l'intensità coraggiosa, a malapena spaesata, di chi interpreta il lutto come un dovere per istinto, più che amore della formalità.
Nessuno di loro conosceva Patrick, e del cadavere nella bara sanno solo che ha i capelli rossi, che amava leggere e che era troppo giovane per morire.

…ho trovato questo, credo che gli … a …a me è piaciuto.
Renee gli allunga un tascabile mal ridotto e Vandoosler lo accetta senza obiezioni, spingendo i polpastrelli sudati contro la copertina sgualcita: se lo rigira fra le mani, lo apre a metà, poi lo richiude e lo restituisce a Bolivar.

Leggi. - acconsente o ordina, docile, leccandosi le labbra salate.
Il biondo esagerato dei capelli di Moloko si arroventa sotto il sole, e così la sua testa. Ciondola un paio di metri più in là, davanti alla tomba di Kirill Edwards; sembra che abbia sbagliato lapide e stia pregando per l'anima sbagliata, ma si sta solo tenendo a distanza, circospetta come un animale, in attesa del momento buono. Sbarra gli occhi verdi, incrociando il nero fondo e brulicante dello sguardo di André, e con la mano libera gli fa nervosamente cenno di girarsi. Sotto l'altro braccio trattiene un involto di panno spugnoso, dalla forma allungata.
Vandoosler strofina il collo umido con il palmo ruvido delle mani e appende le dita dietro la nuca, rovesciando indietro la testa per sbirciare il cielo, attraverso le ciglia accostate, mentre la voce di Renee riempie l'aria torrida del piccolo cimitero fuori Timisoara.

Ho conosciuto il maligno e scoperto Dio. Ne parlo come della mia scoperta, ma va da sé che non si tratta di niente di nuovo, né di mio appannaggio esclusivo. Ciascuno vive qualcosa di analogo prima o poi. Usiamo solo modi diversi per dirlo. Secondo me, tutte le grandi religioni nascono da singoli individui che si sono ritrovati in contatto con una realtà spirituale e che si sono sforzati in seguito per mantenere vivo quel sapere. … quasi tutto si perde in dogmi, cerimoniali e gerarchie. Le religioni sono fatte così. Ma alla fine ha ben poca importanza l'esposizione del concetto se si è afferrata la verità essenziale, e cioè che dentro ognuno di noi ci sono risorse infinite, il potenziale per una condizione dell'essere superiore, un fondo di bontà…
Cortes ciondola il peso fra una gamba e l'altra, stringendosi l'involto al petto, e alterna occhiate nervose fra la lapide di Kirill e Bolivar, ascoltando come una bambina finché la voce del gaucho non si spegne, per permettergli di riprendere fiato, e lei scrolla la testa, riparandosi dietro la cortina dei capelli scompigliati.
André sospira, si lecca le labbra, raddrizza la nuca e torce il mento verso Renee con uno scatto irrequieto della testa, spianandogli addosso un'occhiata umida e palpitante. È altrettanto rapido ad allungare la grinfia per sfilare via il libro dalle dita solide del compagno di stanza, che grugnisce a labbra schiuse un verso di sorpresa, chiudendo i polpastrelli sul vuoto.
Gonfiando i polmoni di un sospiro caldo, intriso dell'afa soffocante che sale dal Potomac River, Vandoosler si trascina in bilico, malfermo, sull'orlo della fossa e affonda lo sguardo lucente contro il coperchio della bara.
Bolivar, un paio di metri dietro, s'irrigidisce in uno strattone allarmato dei muscoli quando sente il sibilo della carta strappata: con gesti dapprima lenti e meticolosi, poi sempre più confusi e intrisi di smania, André stacca dal libro una pagina alla volta e le lascia cadere sopra la cassa di legno.
Si fa scivolare dalle mani anche la copertina, per ultima, e recupera la pala addossata contro la lapide.
Impiegano diversi minuti, lui e Renee, a ricoprire la buca di terra, e quando finiscono di compattare l'ultimo strato realizzano di essere fradici.

Sembra che vi siate pisciati addosso. - commenta Moloko, dopo un'occhiata al fondoschiena di entrambi, facendosi largo con aria traballante.
La sua spina dorsale suda una traccia scura sotto la canotta grigia che le scopre le scapole, mentre si piega a sedere sui calcagni e pianta nella terra smossa, sbrogliandola dall'asciugamano in cui la teneva nascosta, la statuetta di una Madonna scheletrica, con le mani giunte e una corona di fiori rossi posata sul velo azzurro. Mormora confusamente qualcosa, nel dialetto stretto di Maracay, e si fa un paio di volte il segno della croce al contrario, frettolosamente, prima di tornare in piedi e arretrare una sola falcata, sgraziata, per finire incastrata fra i corpi accaldati dei due compagni.

Rest in peace. - il mormorio di Vandoosler strappa a metà il silenzio punteggiato, non troppo in lontananza, dai versi di Thiago e Argo che si inseguono fra le lapidi.
Tira su col naso, si bacia il palmo di una mano e lo appoggia sulla testa di Cortes con la solennità indolente di un rituale selvatico.
 
Andiamo a casa.




  
Patrick O'Reily
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