They say an end can be a start, feels like I've been buried yet I'm still alive --


4 agosto 2515 | Tauron

I raggi di sole affettati dalle fronde del grande albero gli rovesciano negli occhi lampi di candore abbacinante, bruciando le pupille attraverso il velo fragile delle ciglia socchiuse. Gli gira ancora in testa l'universo di minacce incastonato nell'occhiata storta e nel ringhio sommesso – He's clean. – coi quali Eir l'ha accolto, prima di abbracciarlo e inondargli la bocca di ricci anarchici e profumati; un odore quasi di casa. Il peso esiguo di Cecilia Ritter, seduta sul trono d'ossa del suo sterno, gli comprime il respiro e avvalora l'impressione di stare annegando in un mare di luce. È la sua testa riccioluta a fargli ombra, quando si sporge sopra di lui come se volesse accertarsi che sia vivo.
– Hey, mi hai sentito?
André stropiccia una smorfia smarrita, sfarfallando le palpebre per mettere a fuoco, contro il cielo terso e i rami d'olivo, il viso morbido da bambina e i suoi occhi enormi.




12 agosto 2515 | Almost Home

Un esercito di scolopendre gli marcia sotto la pelle, deformandone la superficie viscida e formicolandogli nella carne senza che riesca a grattare via il prurito. Il letto è una fornace; le lenzuola sono fatte di cemento, scavano la schiena con pieghe e lembi sgualciti. C'è un'aria pesante, nella cabina 9g: l'odore del vomito ha invaso ogni angolo della stanza, mischiandosi al profumo rancido e stucchevole del sudore che gli ha infradiciato i capelli e i vestiti. A torso nudo, se flette il mento riesce a vedere la linea dritta e lucida del proprio sterno; ma non osa guardarsi le braccia scoperte, dove le scolopendre strisciano e brulicano sotto la pelle con le loro mille zampe. Dev'essere il loro veleno a mandarlo a fuoco in questo modo, mentre i brividi di freddo gli scuotono le ossa e lo costringono a stringere i denti per non batterli. Se riuscisse a fermare il vorticare della testa, a mettere in ordine i pensieri, potrebbe contare le ossa del proprio corpo e trovarne una che non gli sembri sul punto di spezzarsi a ogni sussulto dei muscoli. Vorrebbe dormire, ma il dolore lo tiene sveglio e le scolopendre non smettono di strisciare, e smascellare, e contorcersi dentro la sua carne.



4 agosto 2515 | Tauron

– … hmnno?
André stropiccia un sorriso arreso e dolciastro, di plateale innocenza. Cecilia si difende con una contrazione netta delle sopracciglia, abbandonando nell'aria calda di Tauron uno sbuffo di sufficienza.
– Sei peggio della ritardata. - rileva, annichilendo il disagio infantile con un sospiro e aggrappando le dita minuscole al colletto sbottonato della camicia a quadri del proprio principe azzurro.
– Chi sarebbe la ritardata?
– Lelaine.
La smorfia sardonica che ha invischiato le labbra di André si contamina di vaga perplessità.
– Ma non è ritardata.
– Sì che lo è.
– No che non lo è.
Sì che lo è.
Gli occhi verdi di Cecilia palpitano di determinazione cruda, tra le sopracciglia la stessa ruga ostinata di sua madre. André ci scivola dentro con un'occhiata, sturando le narici di un grumo d'aria irridente.
– Croyez-moi, kiddow, ti dico che tua sorella è più sveglia di te.
Due archi di scetticismo bruno svettano sugli occhi stretti di Cecilia.
– No che non lo è.
– Sì che lo è. - André le sorride, amabile e allucinato, atterrato sul prato dalla massa caparbia e tirannica delle piccole ossa della bambina.
Non lo è.
– Sicuro che lo è, 'Cilia … e forse è anche più sveglia di tuo padre.
Cecilia sgrana gli occhi, trafitta da un fulmine a ciel sereno. Apre la bocca e poi la richiude, stringendo le labbra fino a sbiancarsele, talmente contratta a cavalcioni del suo torace che André riesce quasi a sentirla vibrare.
Nessuno. - scandisce la sua voce acuta, pigolante come un pulcino d'aquila. - È più sveglio di papi.
Dev'essere la fermezza schiacciante di quel 'papi' a sradicare dal torace compresso di André la risata arresa, scrosciante, che gli traballa negli occhi e sfila oltre le labbra, mentre affonda la nuca contro il browncoat a misura di nano ammucchiato sull'erba a mo' di cuscino.
– Ça va, ça va … hai vinto tu, chérie. - mugola, arrendevole e melenso, leccandosi le labbra e sfarfallando le palpebre contro le infiltrazioni di luce che sfilano tra i capelli della bambina. - Che stavi dicendo?
– … quando mi porti in guerra con te? 
André questa volta la sente. Allarga le palpebre sugli occhi neri inondati di luce, grondanti di stupefazione, e la testa bionda sussulta sul browncoat improvvisamente intessuto di spilli conficcati, tutti, nella sua nuca.
– Mai, putain. - obietta in un rantolo sofferente.
Cecilia sgrana gli occhi verdi, interdetta, oscillando a mezz'aria il cespuglio di ricci castani.
– Perché no?
Il cervello di Vandoosler s'inceppa, cigola, rallenta. Poi riparte, trascinandogli verso l'alto gli argini della bocca.
– Perché quando sarai abbastanza grande, Cecilia VJ Ritter Sterling, avremo già vinto.




12 agosto 2515 | Almost Home

Il labbro inferiore si è crepato sotto la pressione insistente dei denti, riempiendogli la bocca del sapore ferroso del sangue. Da qualche parte ha della Bloom, nel cassetto, forse dentro la tasca dei jeans, ma le dita gli tremano al punto che non sarebbe capace di girarsi una sigaretta. A stento riesce a stringere le pieghe del lenzuolo senza frantumarsi le nocche, che si sono irrigidite e, come il ghiaccio, sembrano spaccarsi quando le flette. L'angoscia risucchia le pareti della cabina sulla sua testa, le scolopendre hanno colonizzato le braccia e stanno strisciando su lungo il collo; raggiungere la gola con le dita per grattarsi è quanto di più doloroso e difficile gli sia mai capitato di fare. I perforanti alleati non sono niente, paragonati alle scolopendre, e nessuna guerra è paragonabile alla guerra contro le scolopendre. Le scolopendre hanno migliaia di zampe, migliaia di corpi spinosi, migliaia di voci stridenti.

L'astinenza ha il volto brulicante di un esercito di millepiedi dalla testa rossa e l'odore acidulo dei succhi gastrici.